martedì 4 ottobre 2016

Appelli per l'Assistenza materna

Uno dei problemi principali che le città e i paesi devono affrontare quando uno Stato è in guerra e come sopravvivere nella vita di tutti i giorni senza l’aiuto di figli, mariti e padri nella vita di tutti giorni. Problemi che abbiamo visto già in altri post, che riguardavano principalmente le condizioni di lavoro imposte alle donne o i modi in cui aiutare le famiglie dei richiamati.

 Con l’avvicinarsi del periodo estivo e l’inizio della monda, intanto, un altro problema inizia a essere pressante. Cosa fare con i ragazzi e i bambini che, con l’inizio del periodo della monda, si ritrovano a essere lasciati a casa. In uno dei primi post abbiamo visto come si fosse tentato di abbassare l’età di accesso alla monda, in modo da dare la possibilità ai ragazzi più grandi di dare una mano alla famiglia economicamente e di occupare il loro tempo lavorando. Passato un anno, si moltiplicano gli appelli affinché si aumentino gli sforzi e le opere per dare assistenza a questi ragazzi. Tra i primi a lanciare l’appello è del vicario di Prarolo Paolo Bodo, che chiede ai comuni, ai comitati di previdenza, alle persone agiate di creare e finanziare l’istituzione dell’Assistenza materna: «aventi il nobile e santo scopo di assistere e custodire i poveri bambini delle mondarisi, di provvedere ad essi la minestra, di alleviare più che sia possibile da spese le povere famiglie dei richiamati – opere che erano – di semplice convenienza nel passato, nell'ora presente è diventata una vere ed impellente necessità» (La Sesia, 20 maggio ’16).


 L’appello viene ripetuto sul giornale La Sesia  in una lettera pubblicata su prima pagina, che vuole sottolineare i problemi riguardanti l’Assistenza materna per i comuni del contado, che «se per il passato esso non assunse l’importanza dei due primi, si fu, perché, trovandosi ancora a casa i padri, potevano essi stessi attendere ai bisogni delle loro famiglie e le madri – almeno gran parte di esse – potevano curare esse stessi i loro bambini; ora, invece, che la maggior parte dei padri sono chiamati dalla Patria a compiere il loro supremo dovere di buoni italiani (…) i poveri bambini, posti a custodia di altri bambini, che sebbene più grandicelli, non sono meno bambini ed inesperti di quelli che custodiscono, passano le intiere senza che un occhio vigili alla loro custodia, senza poter avere un po’ di minestra (…) Stando così le cose, chi non vede in questi bambini i medesimi bisogni degli orfani della guerra e dell’infanzia abbandonata». L’appello della lettera è quindi chiaro: promuovere e finanziare la creazione di altri centri per l’Assistenza materna che possano essere funzionanti durante il periodo della monda e anche oltre, perché: «i generosi che si faranno promotori dell’istituzione dell’Assistenza materna, nei comuni rurali, si avranno, oltre la benedizione di Dio, il più cordiale ringraziamento dei padri e delle madri e il più alto plauso della patria».