Uno dei problemi principali che le città
e i paesi devono affrontare quando uno Stato è in guerra e come sopravvivere
nella vita di tutti i giorni senza l’aiuto di figli, mariti e padri nella vita
di tutti giorni. Problemi che abbiamo visto già in altri post, che riguardavano
principalmente le condizioni di lavoro imposte alle donne o i modi in cui
aiutare le famiglie dei richiamati.
Con l’avvicinarsi del periodo estivo e l’inizio
della monda, intanto, un altro problema inizia a essere pressante. Cosa fare
con i ragazzi e i bambini che, con l’inizio del periodo della monda, si
ritrovano a essere lasciati a casa. In uno dei primi post abbiamo visto come si
fosse tentato di abbassare l’età di accesso alla monda, in modo da dare la
possibilità ai ragazzi più grandi di dare una mano alla famiglia economicamente
e di occupare il loro tempo lavorando. Passato un anno, si moltiplicano gli
appelli affinché si aumentino gli sforzi e le opere per dare assistenza a
questi ragazzi. Tra i primi a lanciare l’appello è del vicario di Prarolo Paolo
Bodo, che chiede ai comuni, ai comitati di previdenza, alle persone agiate di
creare e finanziare l’istituzione dell’Assistenza materna: «aventi il nobile e
santo scopo di assistere e custodire i poveri bambini delle mondarisi, di
provvedere ad essi la minestra, di alleviare più che sia possibile da spese le
povere famiglie dei richiamati – opere che erano – di semplice convenienza nel
passato, nell'ora presente è diventata una vere ed impellente necessità» (La Sesia, 20 maggio ’16).
L’appello
viene ripetuto sul giornale La Sesia in una lettera pubblicata su prima pagina, che
vuole sottolineare i problemi riguardanti l’Assistenza materna per i comuni del
contado, che «se per il passato esso non assunse l’importanza dei due primi, si
fu, perché, trovandosi ancora a casa i padri, potevano essi stessi attendere ai
bisogni delle loro famiglie e le madri – almeno gran parte di esse – potevano curare
esse stessi i loro bambini; ora, invece, che la maggior parte dei padri sono
chiamati dalla Patria a compiere il loro supremo dovere di buoni italiani (…) i
poveri bambini, posti a custodia di altri bambini, che sebbene più grandicelli,
non sono meno bambini ed inesperti di quelli che custodiscono, passano le
intiere senza che un occhio vigili alla loro custodia, senza poter avere un po’
di minestra (…) Stando così le cose, chi non vede in questi bambini i medesimi
bisogni degli orfani della guerra e dell’infanzia abbandonata». L’appello della
lettera è quindi chiaro: promuovere e finanziare la creazione di altri centri
per l’Assistenza materna che possano essere funzionanti durante il periodo
della monda e anche oltre, perché: «i generosi che si faranno promotori dell’istituzione
dell’Assistenza materna, nei comuni rurali, si avranno, oltre la benedizione di
Dio, il più cordiale ringraziamento dei padri e delle madri e il più alto
plauso della patria».