lunedì 15 agosto 2016

Ringraziamenti dall'America

Tra le tante sottoscrizioni aperte dal giornale La Sesia, molte vengono dirette ai soldati feriti durante la guerra e successivamente ricoverati nell'ospedale militare di Vercelli. In questo blog abbiamo già raccontato la storia del soldato Felice Zampini, che aveva subito l’amputazione di entrambe le mani e a cui vennero poi date delle protesi comprate grazie ai soldi raccolti tra i cittadini. Questa volta, invece, La Sesia riporta la storia di un altro valoroso soldato e dei suoi famigliari.
una foto del soldato Zampini

Il soldato si chiamava Filippo Faraone e, a seguito di una ferita, gli erano stati amputati entrambi i piedi. Il giornale aveva allora deciso di aprire una sottoscrizione a cui i lettori avevano aderito raccogliendo quasi 200 lire. Sfortunatamente, il soldato Faraone non era riuscito a usufruirne. Poco tempo dopo, infatti, stretto attorno all'affetto dei parenti e dei genitori giunti a Vercelli dalla campagna romana, era morto. Quelle 200 lire finirono quindi tra le mani della famiglia del caduto, che  «diede una così luminosa prova del commovente e reciproco affetto da cui è patriarcalmente unita» (La Sesia, 9 maggio ’16) ringraziando la città per l’aiuto dato. Tuttavia la gratitudine non si fermò lì. Ad aggiungere parole di ringraziamento alla città arriva al dottor Isnardi, medico del Faraone, anche una lettera dagli Stati Uniti (più precisamente da Syracuse), dal fratello del soldato, Angelo Faraone.

Angelo Faraone si rivolge, nella lettera, proprio al giornale La Sesia e ai vercellesi, che vuole ringraziare con tutto il cuore. «Da quello che ho letto sul giornale, dalle notizie mandatemi dalla famiglia, ho potuto ben comprendere quanto sia stato atroce l’agonia del mio povero fratello (...) Ma questo dolore è ben lenito dal pensiero che Egli è morto per la Patria, è morto assistito dai suoi più cari (…) e che il Popolo magnanimo vercellese ne ha compianto l’immatura perdita!. Ed il cuore nobile dei Vercellesi non solo si mostrò riconoscente verso il povero mutilato, non solo dette ospitalità ai  poveri genitori, non solo volle lenire il loro dolore con dolci parole di conforto, ma con il largir loro  la cospicua somma di 200 lire. Se il mio povero fratello, non colle parole potette dire a loro il grazie, glielo diceva certo  cogli occhi». La gratitudine si sposta poi al giornale: «A codesto giornale, alla sua redazione giungano graditi da questa lontana America i nostri sentiti ringraziamenti, uniti ai più begli auguri di felicità avvenire (…) Porgano i nostri ringraziamenti e saluti a tutto il popolo vercellese e sappia che della loro generosità noi serbiamo grato ricordo». 

sabato 6 agosto 2016

Contro gli "Untori" delle notizie

Mentre siamo ormai in aprile inoltrato, La Sesia decide di affrontare di petto una questione che sta iniziando a provocare un certo fastidio alla città, quello del proliferare delle notizie false. Un problema che va a intaccare direttamente i giornali, in prima linea nella lotta della propaganda interna e soprattutto tenuti a freno dalla censura che blocca l’uscita di notizie ritenute lesive. Per questo il giornale liberale vercellese l’11 aprile presenta in prima pagina un duro editoriale contro questa epidemia.

«Che in tempo di guerra – afferma il giornale – sia facile il sorgere ed il circolare di notizie errate, si può fino a un certo punto spiegare; ma quando le notizie, assolutamente false, prendono una forma concreta e precisa, con particolari altrettanto ben determinati quanto perfettamente inventati, allora si entra nel campo della malvagità criminosa, non solo passibile, ma meritevole delle più severe sanzioni della legge personale» (La Sesia, 11 aprile ’16). La notizia che aveva scatenato questa reazione riguardava il sindaco Piero Lucca, il quale avrebbe «ricevuto più di trenta telegrammi annuncianti la morte di altrettanti soldati vercellesi in guerra, e che il primo magistrato cittadino non sapeva decidersi a comunicare alle famiglie la dolorosa notizia». Altre notizie che circolavano incontrollate erano quelle che riguardavano diversi ufficiali vercellesi caduti in battaglia. Insomma «voci simili non possono non destare negli animi di quelli i quali hanno dei loro cari alla fronte, delle ansie angosciose, delle penose incertezze, dei dubbi spaventevoli (…) mentre in quest’ora tragica e solenne si ha tanto bisogno di animi forti, sereni, resistenti». Già i primi colpevoli erano stati trovati (La Sesia riferisce dell’arresto da parte del Pretore di un sacerdote), ma «occorre anche che i cittadini diano prova di buon senso e di patriottismo non prestando facile orecchio a queste voci allarmanti e false, e non facilitandone la diffusione- dando poi un consiglio valido ancora per i nostri tempi sul – diffidare sempre di quelle, specie se esagerate come le notizie dei giorni scorsi, che non provengono da fonte ufficiale. E quando il cittadino “sente” di essere vicino alla fonte della notizia falsa – per amore di giustizia – denunci senza missione questi untori».


L’appello, comunque, sembra non avere l’effetto sperato e qualche tempo dopo La Sesia  è costretta a parlarne nuovamente. Le voci incontrollate e false questa volta riguardano il caporale maggiore Pietro Marinone, vercellese reduce da una frattura alla gamba che si trovava in licenza a Vercelli e che era stato riportato in arresto al fronte. Su questa vicenda in molti avevano fatto ipotesi o fatto circolare notizie false sul motivo dell’arresto (che il giornale, a causa della censura, non può specificare). Alla fine il soldato era stato dichiarato innocente ed era tornato in licenza a Vercelli da uomo libero. E «chiunque dica il contrario mentisce vigliaccamente ai danni di un bravo, valoroso ed onesto soldato, e gli autori delle voci calunniose potrebbero essere chiamati a risponderne».