mercoledì 11 maggio 2016

Le questioni politiche ai tempi della guerra

Mentre la guerra si infiamma in tutta l’Europa, non si ferma in Italia e nel vercellese la contesa politica. A fine febbraio, quindi, La Sesia  e La Risaia hanno un breve scontro sulla nomina a consigliere provinciale di Giovanni Vercellotti, del mandamento di Trino. Qual era il problema?

Il consigliere Dino Rondani
 Vercellotti era un politico di lungo corso, che aveva fatto parte del consiglio provinciale per moltissimi anni; ma nell’ultima tornata elettorale era stato sconfitto dal candidato socialista, l’Onorevole Dino Rondani. La sua elezione, però, era stata contestata: «L’on. Rondani non possedeva i requisiti voluti dalla legge per coprire quel posto; era, in altre parole, ineleggibile». La legge, quindi,  prescriveva che in casi come questo a prendere il suo posto fosse colui che era arrivato secondo alle elezioni. Il compito era quindi toccato a Vercellotti. Quest’ultimo, però, non era riuscito a partecipare alle prime sedute per le precarie condizioni di salute. Sfruttando quest’assenza, Il lavoratore, giornale socialista novarese, si scaglia contro Vercellotti: «Sappia il Commendatore, che se gli venisse la debole volontà di mettere piede nel Consiglio provinciale, potrebbe trovare una poco cortese accoglienza … perché egli vi sarebbe intruso; si decida quindi. O fare il Consigliere provinciale a casa … oppure lasciare che gli elettori del mandamento di Trino mandino il loro legittimo rappresentante al Consiglio provinciale». La Sesia attacca duramente il giornale Il lavoratore e i socialisti, affermando che la critica verso Vercellotti non sarebbe stata fatta se a essere eletto fosse stato un socialista. «La Corte d’Appello dichiara Vercellotti legittimamente investito delle sue funzioni di Consigliere provinciale? Non importa: egli non deve entrare nel Consiglio provinciale, pena una … poco cortese accoglienza per parte del gruppo socialista. Tirannia rossa, tirannia moderna, non meno antipatica delle tirannie d’altri tempi e d’altri metodi!».


A rispondere agli attacchi della Sesia ci pensa La Risaia rispondendo al giornale quattro giorni dopo con un articolo dal titolo Diritto e convenienza. Per prima cosa, il giornale socialista prende le distanze da Il lavoratore di Novara: «Non approviamo – scrive il giornale – la pubblicazione del Lavoratore di Novara, non l’approviamo proprio perché ci pare inutilmente verso il Comm. Vercellotti» (La Risaia, 26 febbraio 1916). Tuttavia il giornale non può che far notare una cosa: «Il Comm. Vercellotti che fu membro della Deputazione provinciale, non si adatta certamente a entrare in Consiglio per la porticina di un annullamento di elezione a rappresentarvi una minoranza di elettori perché la maggioranza ha detto chiaramente col voto a Rondani di non aver fiducia in lui». La critica rivolta a Vercellotti, quindi, è quella di non rispettare realmente la volontà degli elettori. «La legge regola i casi generali. Essa stabilisce che quando le elezioni di colui che ebbe il maggior numero di voti è nulla gli si sostituisce quello che ebbe dopo gli eletti maggiori voti purchè il numero dei voti riportato non sia inferiore ad un ottavo dei votanti. Ma altro è la legge ed altro il senso politico». Conclude La Risaia che: «Il Comm. Vercellotti è troppo antico e corretto amministratore perché sia supponibile che egli possa volersi addirittura fondare su una minoranza».

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