giovedì 24 dicembre 2015

Vercelli festeggia il primo Natale di guerra! Racconti e pensieri dalla "Sesia" e dalla "Risaia"

Con dicembre arrivano anche le festività per Natale, il primo che la città di Vercelli e tutto il Vercellese trascorre da quando l’Italia è entrata nella contesa europea. La popolazione, quindi si prepara a festeggiarlo nonostante le ristrettezze generate dal conflitto. Anche le due testate che fin qui abbiamo analizzato e che ci hanno accompagnato nel racconto della guerra danno il loro resoconto del Natale trascorso in città e nel contado, anche se con due tagli giornalistici completamente diversi.


Messa di Natale al fronte (fonte www.14-18.it)
Il liberale La Sesia racconta attraverso le sue pagine le attività organizzate per il Natale a favore di tutti coloro che sono colpiti, in un modo o nell'altro dalla guerra in atto. Il giornale da notizia delle iniziative preparate dal Comitato di preparazione civile e dell’Unione femminile «pro soldati» al fine di «allietare la ricorrenza della festa di Natale ai valorosi ospiti dei nostri ospedali di guerra, grazie alla intelligente attività  delle gentili signore dei due Comitati, promette di ottimamente (…) Nel pomeriggio del giorno di Natale, apposite commissioni di signore si recheranno si recheranno negli ospedali della Sanità militare, in quello civile ed in quello della Croce rossa per distribuire i doni destinati a quei giovani fratelli» (La Sesia 24 dicembre ’15). Così il giorno di Natale i soldati ricevono «circa mille doni consistenti in un ramo di pino sul quale erano appesi, legati da nastri tricolori, un portafoglio con porta ritratto, una matita in metallo bianco, un arancio, una «michetta» e cartoline illustrate. I portafogli, che avevano impressa in oro una affettuosa dedica» (La Sesia, 28 dicembre ’15). Non sono naturalmente l’unica cosa che giunge all'ospedale: vino, panettoni e cibo vengono inviati all'ospedale per allietare le festività dei soldati ricoverati.

Natale al fronte (fonte www.14-18.it)
A differenza della Sesia, invece, il socialista La Risaia preferisce raccontare il Natale, «il giorno dedicato a Gesù Bambino, che la leggenda ha fatto nascere in una capanna di Betlemme – in cui secondo il giornale  egli- reca dolci e balocchi ai figli della borghesia» (La Risaia, 25 dicembre ’15), invece di aiutare quelli delle famiglie più povere. Il giornale critica il fatto che, «mentre non abbonda l’aiuto alle famiglie povere, ai figli della borghesia, anche i momenti tristi come quelli che ora attraversiamo, non mancano i dolci e balocchi costosissimi. Quanto denaro sprecato per divertire coloro  che hanno già il superfluo! Quanti bambini, per contro, privi del necessario! (…) Povere mamme! Quante volte devono asciugarsi di nascosto una lacrima e trascinare il bambino lontano dalla vetrina fingendo di rimproverarlo. Ah sarebbe pure una bellissima cosa che il leggendario Bambino recasse i giocattoli ai fanciulli buoni, ma il caso è che bisogna comperarli dai negozianti che vogliono essere pagati». La critica si sposta poi nelle pagine delle corrispondenze, dove nella sezione dedicata a S. Germano il signor Tonelli fa notare come il Natale fosse la festa della famiglia. «Era, cioè, il giorno nel quale si riunivano i vari membri della medesima casa, cacciati dal bisogno  in varie piaghe lungo l’annata». Ma ora tutto questo era cambiato: «Il figlio è alla frontiera; il vecchio padre rimane angosciato al ricovero per non angosciarsi maggiormente recandosi nella sua vecchia casa dove invano aspetterebbe il bacio del figlio che manca; alla mamma manca l’abituale carezza pel bimbo poiché il suo pensiero è… altrove, ed il bimbo s’imbroncia perché tutti sono melanconici!». Per questo l’autore non può fare a meno che sperare, con tutto il cuore «che ritorni presto c’è che era prima, non la festa della chiesa, ma la festa della famiglia la festa della pace».


Il Soldato Felice Zampini (fonte www.14-18.it)
P.s. Sempre nel giornale La Sesia  del 24 ottobre si riportano nuove notizie sul soldato Felice Zampini, di cui abbiamo già parlato in un post di novembre scorso. Il soldato romano era stato ricoverato nell'ospedale militare di Vercelli dopo aver perso entrambe le mani, e qui si era attirato le simpatie della popolazione tanto che La Sesia aveva aperto una sottoscrizione pubblica per aiutare lui e gli altri soldati. Ora, prima di tornare a casa per la licenza di convalescenza, il soldato si reca presso la sede del giornale per mostrare con fierezza «le sue due brave mani meccaniche inguantate, e ne era tutto lieto ed orgoglioso. Egli può con tutta facilità manovrare l’indice ed il pollice d’entrambe le mani, cioè che gli consente di afferrare e tenere il cucchiaio,il bicchiere, la pipa» (La Sesia, 24 dicembre ’15).

venerdì 18 dicembre 2015

Invito alla fine del localismo



All’inizio di giugno l’amministrazione comunale di Biella invitò tutti i rappresentati politici locali a fare del Comitato circondariale un vero e proprio organo di aiuto ai soldati che rappresentasse il Biellese intero, ponendo fine a vani campanilismi, nell’ora in cui era necessario “diventar tutti uguali in quest’ora storica, tutti italiani”. Scopo di questo comitato era la raccolta di fondi, abiti, vettovaglie e altri generi di conforto da inviare ai soldati al fronte; tutti, in particolar modo i più abbienti, erano invitati a donare qualcosa, proprio per venir incontro alla povertà delle zone di campagna, dalle quali proveniva la maggior parte dei soldati reclutati (il 12%, contro il 6% dei paesi industriali ed il 3% di Biella). Gli stessi amministratori dissero: “specialmente le città  ed i paesi industriali, che meno danno nel sacrificio delle persone, più debbono dare nel sacrificio finanziario […]: chi ha un vicino povero che non può sostenere le spese, mandi a nome di lui…Il soldato si convincerà che vi è chi pensa a lui e combatterà con islancio, sarà un buon soldato.”

da il Biellese del 23 giugno 2015

martedì 15 dicembre 2015

Vercelli affronta il problema dell'approvvigionamento del carbone


Con l’avvicinarsi dell’inverno sono diverse le questioni che iniziano a farsi pressanti in città, soprattutto con la guerra ancora in corso. «Il pane caro – descrive il giornale socialista La Risaia - la polenta cara, la salacca e il merluzzo cari, la legna e il carbone cari; dall'altra parte le risorse assai scarse per la mancanza delle braccia più valide al lavoro. Ecco il bilancio preventivo delle famiglie povere, specialmente dei paesi di campagna, che hanno i loro congiunti sotto le armi» (La Risaia, 13 novembre ’15). Questi problemi che assillano la popolazione trovano un minimo di conforto dai sussidi che giungono in parte dal governo e da quelli dei comitati civili, che comunque non sono sufficienti. Per questo, per quanto riguarda alcuni provvedimenti, entrano in gioco anche altre istituzioni. Questo è il caso della Cassa di Risparmio vercellese, che interviene per aiutare le famiglie con gli approvvigionamenti di carbone.

L'onorevole Modesto Cugnolio
Il Carbone e il suo reperimento, necessario per riscaldare le case in vista dell’inverno, con l’avanzare dei giorni sta diventando sempre più un problema, specialmente per le famiglie più povere che non possono permettersi di pagare tanto per questo. La questione viene sollevata in consiglio comunale dai socialisti, che alla fine di ottobre riescono a fermare un provvedimento preso dalla Commissione dell’officina Gas, che aveva deciso di interrompere la vendita diretta del carbone al piccolo consumatore mantenendo solo quella all'ingrosso. Ottenuta questa revisione i socialisti, guidati dall'onorevole Cugnolio, continuano a far pressione sulla Giunta affinché arrivi a una soluzione. Alla fine a fornire una soluzione è la Cassa di Risparmio. «Questo istituto solito a distribuire in beneficenza una rilevante parte dei suoi utili, ha voluto anticipare la sua beneficenza stanziando per l’agitata questione della provvista del carbone lire 16.000» (La Risaia, 13 novembre ’15).  In questo modo, la Cassa di Risparmio: «e venuta nel lodevole venendo in soccorso alle famiglie più povere della città per la provvista del carbone coke, onde facilitarne loro l’acquisto mediante una considerevole riduzione dei prezzi» (La Sesia, 9 novembre ’15).


Il sindaco Piero Lucca
In cosa consiste questo provvedimento preso dalla Cassa di Risparmio? «La Cassa emetterà quattromila buoni da distribuire mille per mese nei quattro mesi più rigidi dell’inverno; ciascun buono varrà per un quintale, da acquistarsi anche a miriagrammi, che sarà dall'acquirente pagato quattro lire meno del prezzo della giornata, perché le quattro lire saranno rimborsate dalla Cassa di Risparmio all'Officina del gas, fornitrice del carbone». A decidere i beneficiari di questo provvedimento saranno i membri di una commissione creata ad hoc dal Comune: «una Commissione di quattro membri, due della maggioranza e due della minoranza, la quale saprà trovare il modo della giusta distribuzione dei tagliandi coi quali si potrà acquistare il carbone a quattro lire meno del prezzo della giornata. (…) Il carbone a prezzo ridotto verrà distribuito prima di tutto alle famiglie dei richiamati bisognose, poi alle vedove ed ai vecchi inabili al lavoro. La commissione non potrà disporre per più di mille quintali al mese. Può tuttavia accadere che stretto dalle circostanze il comune debba provvedere i fondi per completare questo servizio del carbone e forsanche per istituirne altri necessari per combattere il caro viveri come fu già fatto in altre città» (La Risaia, 13 novembre ’15).  

giovedì 10 dicembre 2015

Nelle scuole vercellesi non si serve più minestra! La crisi del patronato scolastico


Tra i vari disagi laterali causati dalla guerra ci sono anche quelli che colpiscono la scuola e l’istruzione. Questa, soprattutto nella città di Vercelli, era già stata messa sotto pressione durante l’estate quando parte dei plessi scolastici erano stati sequestrati e usati come locali per l’ospedale militare della città. Situazione risolta grazie all'intervento del sindaco Piero Lucca che era riuscito a ottenere di liberare almeno gli edifici del Convitto Dal Pozzo e degli Istituti “Camillo Cavour” e “Giuseppe Mazzini”. Ora, a pochi mesi dall’inizio della scuola, una nuova questione si apre sul fronte scuola, quella del Patronato scolastico.

L'Istituto Cavour
Cos'è il patronato scolastico? Si tratta di una istituzione nata verso la fine del XIX secolo allo scopo di incentivare la scolarizzazione elargendo anche, dove è necessario, contributi di carattere economico. All'inizio del 1913 questi patronati vengono istituiti nei comuni con lo scopo di fornire assistenza agli alunni delle scuole elementari attraverso la creazione di mense scolastiche, sussidi per vestiti e distribuzione di materiale didattico e di cancelleria. Proprio sulla mensa si scatena la polemica. Il 23 ottobre esce su La Risaia un articolo che protesta per la modifica imposta dal sindaco Piero Lucca sulla refezione concessa dal patronato scolastico che «negli anni scorsi consisteva in una bella scodella fumante di ottima minestra – mentre ora – si distribuirà d’ora innanzi la fettina di salame od il pezzetto di formaggio» (La Risaia 23 ottobre ’15). Un cambiamento che potrebbe fare piacere ai ragazzi, ma che invece non farà di certo piacere alle famiglie, che preferirebbero del cibo caldo per i propri figli. Il problema è che l’alto prezzo del carbone avrebbe comportato un costo per il pasto, un costo che il Comune (che sostiene la maggioranza delle spese del patronato, circa 21.000 lire) inizia a farsi troppo pesante. Servirebbe l’aiuto dei “padroni”, ma questi contribuiscono solamente con 690 lire, troppo poco secondo La Risaia che vorrebbe che il Comune spinga per ottenere più fondi da loro.


Un francobollo "Pro Patronato"
(fonte www.delcampe.net)
Su questo argomento il giornale socialista riceve l’appoggio anche della Sesia, perché il patronato è un’istituzione che merita «tutta l’attenzione del pubblico in una città che abbia coscienza dell’importanza della scuola. In tanto su può con rigore pretendere la stretta osservanza, da parte delle classi popolari, dell’obbligo scolastico» (La Sesia, 24 ottobre ’15). Per questo motivo questo deve essere curato, e se il motivo per cui la refezione scolastica è passata da calda a fredda è solo finanziario, allora è necessario ampliare la disponibilità finanziaria del Patronato. Anzi «noi vorremmo che l’appello per creare nuovi sostenitori al Patronato fosse periodico, almeno annuale». Lo scopo, secondo La Sesia, soprattutto in un momento tale di difficoltà dovrebbe essere quello di ampliare la base dei “padroni” che forniscono finanziamenti al patronato e non dileggiare e chiedere ancora di più a quelli che lo fanno già. Anche perché, fa notare La Sesia «se si verificassero le liste dei maltrattati padroni si vedrebbe che sono, su per giù, sempre gli stessi volenterosi contribuenti di tutte le buone iniziative cittadine; mentre mancano nelle loro file molti che avrebbero obbligo morale di esservi inclusi».  Poiché, come ricorda La Risaia: «Pur ammirando l'abnegazione e lo zelo dei pochi che al patronato diedero soldi e fatiche, e l'altruismo degli amministratori che gratuitamente diedero l'opera loro, del segretario cav. Defilippi, che - ci assicurano - per lunghi anni  si sobbarcò  ad ingenti carichi senza riscuotere neppur un baiocco di assegno (...) Con tutto ciò, ripetiamo, non si dileggia alcuno affermando che 690 lire raccolte da una così ostinata federazione di benefattori son pochine pochine...» (La Risaia, 30 ottobre '15)