Con dicembre arrivano anche le festività
per Natale, il primo che la città di Vercelli e tutto il Vercellese trascorre
da quando l’Italia è entrata nella contesa europea. La popolazione, quindi si
prepara a festeggiarlo nonostante le ristrettezze generate dal conflitto. Anche
le due testate che fin qui abbiamo analizzato e che ci hanno accompagnato nel
racconto della guerra danno il loro resoconto del Natale trascorso in città e
nel contado, anche se con due tagli giornalistici completamente diversi.
Messa di Natale al fronte (fonte www.14-18.it) |
Il liberale La Sesia racconta attraverso le sue pagine le attività organizzate
per il Natale a favore di tutti coloro che sono colpiti, in un modo o nell'altro dalla guerra in atto. Il giornale da notizia delle iniziative preparate dal
Comitato di preparazione civile e dell’Unione femminile «pro soldati» al fine
di «allietare la ricorrenza della festa di Natale ai valorosi ospiti dei nostri
ospedali di guerra, grazie alla intelligente attività delle gentili signore dei due Comitati,
promette di ottimamente (…) Nel pomeriggio del giorno di Natale, apposite
commissioni di signore si recheranno si recheranno negli ospedali della Sanità
militare, in quello civile ed in quello della Croce rossa per distribuire i
doni destinati a quei giovani fratelli» (La
Sesia 24 dicembre ’15). Così il giorno di Natale i soldati ricevono «circa
mille doni consistenti in un ramo di pino sul quale erano appesi, legati da
nastri tricolori, un portafoglio con porta ritratto, una matita in metallo
bianco, un arancio, una «michetta» e cartoline illustrate. I portafogli, che
avevano impressa in oro una affettuosa dedica» (La Sesia, 28 dicembre ’15). Non sono naturalmente l’unica cosa che
giunge all'ospedale: vino, panettoni e cibo vengono inviati all'ospedale per allietare
le festività dei soldati ricoverati.
Natale al fronte (fonte www.14-18.it) |
A differenza della Sesia, invece, il socialista La
Risaia preferisce raccontare il Natale, «il giorno dedicato a Gesù Bambino,
che la leggenda ha fatto nascere in una capanna di Betlemme – in cui secondo il
giornale egli- reca dolci e balocchi ai
figli della borghesia» (La Risaia, 25
dicembre ’15), invece di aiutare quelli delle famiglie più povere. Il giornale critica il fatto che,
«mentre non abbonda l’aiuto alle famiglie povere, ai figli della borghesia,
anche i momenti tristi come quelli che ora attraversiamo, non mancano i dolci e
balocchi costosissimi. Quanto denaro sprecato per divertire coloro che hanno già il superfluo! Quanti bambini,
per contro, privi del necessario! (…) Povere mamme! Quante volte devono
asciugarsi di nascosto una lacrima e trascinare il bambino lontano dalla
vetrina fingendo di rimproverarlo. Ah sarebbe pure una bellissima cosa che il
leggendario Bambino recasse i giocattoli ai fanciulli buoni, ma il caso è che
bisogna comperarli dai negozianti che vogliono essere pagati». La critica si
sposta poi nelle pagine delle corrispondenze, dove nella sezione dedicata a S.
Germano il signor Tonelli fa notare come il Natale fosse la festa della
famiglia. «Era, cioè, il giorno nel quale si riunivano i vari membri della
medesima casa, cacciati dal bisogno in
varie piaghe lungo l’annata». Ma ora tutto questo era cambiato: «Il figlio è
alla frontiera; il vecchio padre rimane angosciato al ricovero per non
angosciarsi maggiormente recandosi nella sua vecchia casa dove invano aspetterebbe
il bacio del figlio che manca; alla mamma manca l’abituale carezza pel bimbo
poiché il suo pensiero è… altrove, ed il bimbo s’imbroncia perché tutti sono
melanconici!». Per questo l’autore non può fare a meno che sperare, con tutto
il cuore «che ritorni presto c’è che era prima, non la festa della chiesa, ma
la festa della famiglia la festa della pace».
Il Soldato Felice Zampini (fonte www.14-18.it) |
P.s. Sempre nel giornale La Sesia del 24 ottobre si riportano nuove notizie sul
soldato Felice Zampini, di cui abbiamo già parlato in un post di novembre
scorso. Il soldato romano era stato ricoverato nell'ospedale militare di Vercelli dopo aver perso entrambe le mani, e qui si era attirato le simpatie
della popolazione tanto che La Sesia aveva
aperto una sottoscrizione pubblica per aiutare lui e gli altri soldati. Ora,
prima di tornare a casa per la licenza di convalescenza, il soldato si reca
presso la sede del giornale per mostrare con fierezza «le sue due brave mani
meccaniche inguantate, e ne era tutto lieto ed orgoglioso. Egli può con tutta
facilità manovrare l’indice ed il pollice d’entrambe le mani, cioè che gli
consente di afferrare e tenere il cucchiaio,il bicchiere, la pipa» (La Sesia, 24 dicembre ’15).