Il Convitto Dal Pozzo in una foto d'epoca (fonte www.roberto-crosio.net) |
Pochi giorni dopo l’inizio della guerra
Vercelli era già stata chiamata a compiere i primi sacrifici. Oltre ai numerosi
comitati, nati con l’idea di aiutare famiglie e soldati attraverso diverse
iniziative benefiche e assistenziali, la città era diventata anche sede di un
importante ospedale militare. Questo, diviso in tre sezioni, era ospitato
all’interno di alcuni edifici scolastici della città: l’Istituto Tecnico “Camillo
Cavour”; le scuole elementari “Giuseppe Mazzini” e del Collegio “Dal Pozzo”. La
città quindi, come ricorda La Sesia
alla fine di agosto si è già dovuta privare di «due splendidi edifici comunali
dell’Istituto tecnico Cavour e delle scuole elementari Mazzini adibiti ad
Ospedali militari e nessuno rammaricherà che i nostri valorosi soldati reduci
del fronte feriti o malati permangano anche durante l’inverno in quelle
magnifiche dimore, fornite di tutte le comodità e di tutti gli agi occorrenti»
(La Sesia, 31 agosto ’15). Questi non
sono neanche gli unici locali che la città di Vercelli ha fornito: «Altri
locali comunali, scuole, teatro, caserme, il lazzaretto di Billiemme furono
messi a disposizione dell’autorità militare per ricoverarvi reclute e
richiamati. Il Seminario accolse nelle sue belle e vaste aule i profughi qui
mandati, dalle terre redente, per le esigenze della guerra ed anche per
toglierli ai pericoli delle rappresaglie nemiche».
Istituto Tecnico "Camillo Cavour" (fonte www.annuncivercelli.it) |
Ma nonostante il patriottismo di
Vercelli, La Sesia sottolinea come in qualche caso questa
situazione finirà per danneggiare la città nonostante si possano trovare soluzioni che evitino «danni gravi, in parte parte irreparabili, che potrebbero
colpire la vita economica ed intellettuale della città». Il problema riguarda
il Convitto Dal Pozzo e i locali del R. Liceo-Ginnasio e dell’Istituto tecnico. Questi sono in quei giorni occupati dall'ospedale che costringerebbe le due scuole a
«rimaner chiusi: ed il Dal Pozzo dovrebbe rinunciare ad accogliere i 120 giovani che ospita annualmente» con tutti i
danni che porterebbe ad economia e istruzione in Vercelli. Per questo La Sesia muove un appello al Governo e
alle autorità militari affinché si ponga una soluzione a questa situazione riaprendo così le due scuole. In
questo modo si potranno «evitare i danni della chiusura del Convitto e delle
scuole secondarie – e così Vercelli (…) – si accingerà con nuova lena e con
rinnovato entusiasmo ad assecondare il patrio Governo nella sua azione vigorosa e
saggia».
il Sindaco Piero Lucca |
L’appello viene raccolto dalle autorità
e nel numero del 3 settembre La Sesia
può affermare in prima pagina che “I due grandi interessi sono stati
conciliati”. Già martedì mattina il Sindaco e Senatore Piero Lucca aveva
iniziato a muoversi per risolvere la situazione, ottenendo la promessa della
riapertura delle sedi scolastiche. Vista risolversi la situazione in modo
soddisfacente, La Sesia si lancia in un’altra tirata
patriottica per sottolineare la migliore situazione italiana rispetto a quella
degli altri paesi in guerra. «Una delle belle caratteristiche della guerra
attuale – spiega La Sesia – è appunto
questa: che la vita normale del paese continua indisturbata» (La Sesia, 3 settembre ’15). Certo,
fenomeni come la disoccupazione, il razionamento del cibo sono inevitabili. «Ma
in Italia – grazie all'avvedutezza dei nostri governanti e capi dell’esercito;
grazie allo slancio irresistibile dei nostri valorosi soldati, siamo riusciti,
contrariamente a quanto avvenuto in Francia, nel Belgio, in Russia, in Serbia,
a portare ed a mantenere la guerra in casa altrui (…) È avvenuto, quindi, che
la vita del paese continua con il suo ritmo normale: i servizi pubblici
funzionano, i lavori agricoli non sono turbati, nei limiti della crisi la vita
industriale va svolgendosi (…) e le scuole saranno riaperte all'epoca consueta».
Tutto quindi fila liscio a pochi mesi dall’inizio della guerra, a parte
naturalmente i piccoli problemi della guerra.