Soldati sul fronte in inverno |
Mentre si giunge alla metà di agosto, il
Governo italiano inizia a mandare richieste a tutta l’Italia affinché la
popolazione si mobiliti e fornisca ai soldati al fronte indumenti caldi in
vista dell’arrivo dell’inverno. All'inizio di agosto su La Sesia appare un appello alle donne vercellesi, promosso dall'Unione femminile e dal Comitato “Pro soldati”, che hanno appena fuso «la
loro azione diretta a provvedere delli indispensabili indumenti invernali i
nostri prodi soldati, che nelle zone alpine con tanto valore combattono per la
gloria e potenza della Patria» (La Sesia,
3 agosto ’15) tutte cose indispensabili per i combattenti stanziati sulle
Alpi. Le due associazioni, presi accordi con le autorità locali, si dovranno occupare di rifornire di indumenti per l’inverno alle truppe che in tempo di pace si
trovavano dislocate nella zona del
Vercellese. L’appello viene mosso in
modo particolare «alle donne di Vercelli, d’ogni classe e condizione, perché coll'opera volenterosa ed amorevole di tutte si possa adeguatamente ed in tempo
provvedere». E cosa occorre ai soldati? «Essenzialmente calze di lana,
calzettoni uso ciclisti, mutande pesanti, camicie flanella, sciarpe, panciotti,
berrettoni, passa-montagne, manichini e guanti di lana ed altri simili
indumenti».
Soldati italiani sul fronte alpino |
La richiesta conquista la prima pagina
una settimana più tardi, quando il giornale vercellese fa nuovamente appello
per ottenere indumenti per i soldati. «Lassù in alto – scrive il giornale –
nelle posizioni conquistate dai nostri soldati col loro valore e col sangue;
sulle vette d’onde possono efficacemente battere il nemico, che da tanti anni
aveva compiuta la sua preparazione tanto insidiosa per noi; lassù il freddo è
già intenso oggi: che sarà fra poco, nell'autunno e specialmente nei mesi
dell’Inverno?» (8 agosto ’15). Quindi, prosegue La Sesia, è necessario ripararli dal freddo in modo che possano
continuare a proteggere la patria terra. Il Governo purtroppo, prosegue il
giornale, ha già moltissimi compiti da assolvere per il vettovagliamento,
l’armamento e la fornitura di materiale bellico, il tutto tra l’altro
rallentato dall'inefficienza della burocrazia. «La immane macchina dello Stato
si muove lentamente, specie se deve provvedere a nuovi (…) Il paese, invece,
con una spontanea, volenterosa mobilitazione, può sopperire all'urgente bisogno». L’appello è rivolto verso tutti, sia abbienti che poveri: «i ricchi
possono provvedersi di questi indumenti presso i negozianti e farne dei pacchi;
i non abbienti possono confezionarsene; se tutte le famiglie povere mandassero
almeno un paio di oggetti – e non sarebbe un sacrificio gravissimo – se ne
avrebbe subito una enorme quantità (…) Ricchi e poveri, frugate nei vostri
guardaroba, acquistate qualche oggetto, e voi donne, d’ogni condizione,
confezionate in questi mesi calze, berretti, maglie e pensate alla riconoscenza
che avranno per tutti voi i nostri valorosi soldati». Il tutto prima del 10
settembre, per poter provvedere meglio alla distribuzione.
soldati sul fronte alpino |
L’appello viene nuovamente ribadito,
sempre in prima pagina, una settimana più tardi. Il giornale liberale
vercellese si rivolge ai cittadini ricordando nuovamente le imprese dei soldati
durante la guerra. Queste debbono essere protette conservando i soldati
dall’inverno. E questo, secondo La Sesia,
è un compito che tocca ai cittadini: «Non al Governo. Non perché il governo non
senta questo dovere e non voglia compierlo; ma perché non può (…) È dalle case
nostre, dalle nostre guardaroba, che devono uscire indumenti coi quali potremo
riparare dal freddo i nostri giovani e forti combattenti (…) Difendiamo i
nostri soldati dal freddo! Noi daremo loro un piccolo soccorso individuale;
essi ci daranno una patria più grande, più gloriosa, più prospera!» (15 agosto
’15).